Jacina - terza parte
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-03-2002]
Oggi ho incontrato Jacina. Quando ho inserito nella serratura la chiave che mi aveva mandato per posta, il cuore mi batteva forte. Ero venuto lì per mettere in pratica cose che fino a pochi mesi fa mi sentivo in colpa anche solo a immaginare. Incontrando lei ho scoperto quanto questo tipo di fantasie facesse parte della mia natura più profonda. Jacina lo aveva intuito subito, e mi ha fatto da guida, non curandosi della mia inesperienza.
Presto le nostre avventure immaginarie si sono lasciate alle spalle qualunque limite, e sono diventate per me un piacere irrinunciabile. Quando abbiamo cominciato a scambiarci oggetti per posta, era chiaro che un incontro dal vivo era nell'ordine delle cose, anche se ambedue lo temevamo quasi quanto lo desideravamo. La chiave speditami da Jacina era accompagnata da un biglietto con un indirizzo e una sola frase: "I'll be yours, body and soul".
La casa era ampia e ricca, come potevo aspettarmi da una professionista americana in trasferta. Però c'erano pochi mobili, e stranamente le stanze erano prive di porte. La spiegazione l'ho avuta quando ho raggiunto Jacina nell'ultima stanza. Sedeva accanto a un tavolino, a occhi bassi. Nuda, come sapevo sarebbe stata. Sul tavolino, un paio di manette e un fascio ordinato di fazzoletti di seta nera erano a mia disposizione. Solo un attimo dopo mi sono accorto del sedile che ospitava Jacina. Una sedia a rotelle.
Improvvisamente, tutti i suoi discorsi sull'essere "dominata totalmente" assumevano un diverso significato. Ora capivo perché aveva abbandonato la passerella ancora giovane, o certe sue ricorrenti mestizie. Capivo soprattutto che non si trattava di un gioco, che non lo era mai stato. Era una cosa mortalmente seria.
Mi ero sempre immaginato che tutto sarebbe avvenuto in modo frenetico e selvaggio. Invece l'ho fatto in modo lento e solenne, come un rito. L'ho sollevata dalla sedia, deposta sul tavolo, legata minuziosamente. Anche mentre la possedevo, non riuscivo ad abbandonarmi del tutto, continuavo a ripensare alle frasi che mi aveva detto in passato, e che ora potevo interpretare in modo inquietante.
Non mi aveva detto un giorno che all'uomo giusto lei sarebbe stata felice di donare tutto di se stessa, persino la vita? Lei è parsa leggermi nel pensiero. Legata e imbavagliata com'era, ha alzato la testa piantandomi negli occhi uno sguardo intenso come un laser, e ha offerto il collo alla stretta delle mie mani.
Quando sono uscito dalla casa, tremavo ancora. Me ne sono andato in fretta e furia senza dire nulla. Lei ha reagito come se se lo aspettasse, e fosse nell'ordine delle cose. Faceva sul serio? Era parte di un gioco che ancora non afferravo? In ogni caso, sembrava essere certa che sarei tornato. E temo che avesse ragione.
Questo racconto CONTINUA >>>
1 - Jacina - prima parte
2 - Jacina - seconda parte
3 - Jacina - terza parte
4 - Jacina - quarta parte
5 - Jacina - quinta parte
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