Software libero e trasparente per tutti

Sembra l'ennesimo grido di tutti quelli che sono contrari al software a pagamento, invece è un Disegno di Legge presentato in questi giorni al Senato intitolato "Norme in materia di pluralismo informatico sulla adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella Pubblica Amministrazione".



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-03-2002]

Si dice che la Pubblica Amministrazione sia quella che segue, a malincuore, le novità che sono già diventate standard per il resto dell'utenza, sia essa di tipo business o domestica.

Per una volta, invece, è dallo Stato che arriva un'importante passo avanti per il riconoscimento dell'importanza del software libero, visto non come la copiatura nelle cantine di programmi originali, ma come possibilità di crescita. L'idea è partita dal gruppo dei Verdi al Senato, ma è stata accolta e sottoscritta anche da Senatori che fanno parte sia dell'opposizione che della maggioranza, segno dell'interesse che l'argomento ha suscitato all'interno del nostro Governo.

Il paragone che è stato intelligentemente portato dagli invitati alla conferenza stampa, quali sostenitori del software libero, è il seguente: "Il software libero è il software distribuito in modo che l'utente ne abbia il permesso d'uso, copia e manutenzione. Il codice sorgente è disponibile ed ognuno ha il diritto di studiarlo e modificarlo, anche per creare nuovi programmi derivati dalla modifica del programma originale. Software libero non significa gratuito. ... Il discrimine fondamentale è la disponibilità del codice sorgente e la concessione delle libertà di uso, copia e distribuzione, studio e modifica, realizzazione di programmi derivati".

Contrapposta vi è la definizione di "software proprietario", che in meno di una riga dice tutto ciò che è il pensiero dei sostenitori del software libero: "Il software proprietario è quello che non è libero". La definizione prosegue, ma quelle che sono importanti, anche se a prima vista sembrano banali, sono queste prime parole che definiscono questo tipo di software come qualcosa di strettamente vincolato alla proprietà, spesso non dell'utente che acquista con la licenza la possibilità di utilizzare questo software, ma delle case che lo producono.

Viene detto inoltre che il software proprietario non può essere copiato o distribuito liberamente, in quanto questa azione costituisce un illecito, a dimostrazione di quanto detto prima. Il proprietario non sono io: se acquisto una licenza non sono libero di mettere questo software dove voglio, ma la casa produttrice controlla che questo software finisca su una e una sola macchina per ogni licenza venduta.

Oltre alla libertà di mettere il software che compro dove voglio, ciò che è veramente importante, il vero passo avanti per il riconoscimento dei sistemi open-source che viene detto a chiare lettere, è l'importanza di avere il codice sorgente a disposizione, in quanto rende possibile a tutti gli utenti la visione trasparente delle operazioni che esegue la macchina.

Sicuramente sarà ad opera dei più esperti, ma il rendere il software "open source" sarà come togliere le briglie a un cavallo che ora è legato: la corsa dell'evoluzione del software ad opera degli utenti sarà sempre più veloce e la disponibilità di organizzazioni che diffondono la correzione degli errori renderà le migliorie alla portata di tutti.

Dagli invitati alla conferenza stampa, quali sostenitori del software libero, è tato intelligentemente portato il paragone di seguito riportato. Pensate se in ambito medico le scoperte fatte in un laboratorio non venissero condivise e messe a disposizione: l'evoluzione per quanto riguarda la cura delle malattie sarebbe molto più lenta e faticosa. Oppure pensate se, scrivendo una lettera, dovessimo pagare i diritti a chi ha inventato gli stili che utilizziamo. L'idea sembra ridicola, in questi campi siamo talmente abituati a considerare la condivisione dell'informazione come naturale che nemmeno ci poniamo il problema. Ebbene, il software è allo stesso modo frutto dell'ingegno, e come tale il codice che lo genera deve essere messo a disposizione di tutti.

Insieme al software, in questo Disegno di Legge, si parla anche dei formati: la Pubblica Amministrazione non dovrà più utilizzare formati proprietari che costringeranno i cittadini ad acquistare un determinato software proprietario, ma dovranno usare formati liberi in modo che tutti gli utenti possano decidere con quale programma, fra quelli sviluppati, aprirlo.

Resta solo un problema: lo Stato si appresta a riconosce il software libero, ma l'utente che acquista un nuovo PC paga la licenza per un software proprietario, di un'unica casa imposta a tutto il mondo, e in molti casi non può rinunciare a questo software se non decidendo di acquistare un'altra macchina (sempre che sia possibile trovarla). E' facile parlare di libertà, è più difficile quando io sono costretto a pagare qualcosa che non voglio perché mi viene imposto. Sarà possibile, in futuro, acquistare macchine in cui non sia pre-installato un sistema operativo per ragioni di marketing o di accordi fra i produttori?

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