In 10 anni il fatturato del mercato discografico è calato del 73%. Enzo Mazza spera nelle leggi repressive contro il peer to peer.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-10-2011]
In dieci anni, la pirateria digitale avrebbe aperto una voragine nei conti delle case discografiche, tanto che ormai l'intero mercato musicale sarebbe prossimo al collasso.
È questo, in sintesi, lo scenario dipinto da Enzo Mazza, presidente della FIMI (Federazione dell'Industria Musicale Italiana), in occasione del convegno Pirateria e contraffazione: strategie di contrasto e potenzialità degli organi di law enforcement tenutosi presso l'Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo.
Tra il 1999 e il 2009 l'industria musicale ha registrato perdite per 262 milioni di euro, tutte causate dalla pirateria secondo quanto sostiene la FIMI; il fatturato italiano è calato del 73% e anche lo Stato ci ha rimesso, dato che l'IVA non incassata si può stimare in 200 milioni di euro.
Entro il 2015 - dicono le previsioni dei discografici - si potrebbero perdere 1,2 milioni di posti di lavoro nel settore; già oggi il 95% dei brani scaricati sarebbe illegale.
Oggigiorno il download non passa più soltanto attraverso i tradizionali circuiti peer to peer: i pirati si rivolgono a servizi come i digital locker, generalmente esteri, che grazie alla loro popolarità attirano molta pubblicità.
Il presidente della FIMI auspica quindi un'approvazione celere del regolamento presentato dall'AGCOM su questo tema, del quale ha recentemente parlato anche Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità.
Mazza spera che vengano incluse procedure per bloccare i siti illegali, anche esteri: «Blocchi che, quando attuati dalla magistratura, hanno colpito le piattaforme parassite come The Pirate Bay e BTJunkie, con conseguenti cali nel traffico illecito».
Non va meglio, d'altra parte, sul fronte del software: anche l'industria dei programmi informatici era rappresentata al convegno e ha presentato le proprie cifre. In Italia sarebbe pirata un programma su due: più della media Europea, in base alla quale nel Vecchio Continente sarebbe illegale un programma su tre.
Questa situazione avrebbe portato nel solo 2010 a danni economici superiori a 1.400 milioni di euro.
Nonostante la pirateria, il fatturato del mercato digitale (che costituisce il 21% del mercato discografico italiano) è in crescita: il primo semestre del 2011 ha mostrato una crescita del 10% rispetto al 2010 e si è assestato a 12,4 milioni di euro.
Aumentano i download legali (+13%): si tratta soprattutto di album (che crescono del 37%) e in misura minore di singoli (6%). Crescono anche i ricavi generati dalla pubblicità su YouTube, aumentati del 39%.
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