Il processo nemmeno dovrebbe esistere, e i due giornalisti non dovrebbero neppure presentarsi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-12-2015]
Si è aperto il processo contro monsignor Balda e a Francesca Chaouqui, componenti della Commissione per la riforma delle finanze vaticane e accusati di aver rivelato documenti riservati a due giornalisti italiani, Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, che con questo materiale hanno pubblicato due libri molto venduti.
La Chaouqui è incinta e il processo potrebbe causarle uno stress eccessivo che potrebbe comprometterne la maternità ma, finora, non ha chiesto una visita medica per accertarlo né lo ha fatto il suo legale. Del resto, non lo hanno fatto neanche le autorità vaticane.
Certamente, non potrebbe poi scontare la pena dopo la nascita del figlio: le carceri vaticane non sono attrezzate per ospitare bambini neonati come qualche carcere italiano e anche in Italia spesso la pena è sospesa quando la madre condannata dà alla luce un bimbo. L'avvocatessa della Chaouqui parla di una richiesta come rifugiata politica in Italia ma ciò è impossibile: la Chaouqui è già cittadina italiana, dalla nascita, e non può avere asilo politico nel suo Paese.
I due giornalisti Nuzzi e Fittipaldi, anch'essi cittadini italiani, hanno pubblicato un libro in Italia, e il reato che hanno commesso in Italia non esiste. Tra l'altro Nuzzi aveva già pubblicato un libro con le rivelazioni di documenti riservati - sottratti dall'allora cameriere di papa Ratzinger, poi condannato e poco dopo graziato - e non si capisce perché se allora non fu né processato né condannato perché lo si voglia fare ora.
Il Promotore di Giustizia ha detto che non si vuole processare la libertà di stampa ma il concorso in sottrazione di documenti riservati. Il problema è che se i due funzionari vaticani - perché questo erano in quel momento il prete e la donna incriminati - hanno sottratto i documenti in Vaticano è molto difficile, se non impossibile, che li abbiano consegnati ai due giornalisti all'interno del Vaticano.
|
Lo avranno fatto in Italia: ma come può il Vaticano perseguire un reato consumato in Italia, se quell'azione in Italia non è reato e senza aver fatto delle ricerche in Italia? E a che titolo? Con quali autorizzazioni? E di chi?
Altra cosa potrebbero essere eventuali pubblicazioni di telefonate di papa Francesco intercettate abusivamente: infatti il Papa non era sotto intercettazione per decisione della magistratura vaticana o italiana e chi ha registrato le sue telefonate lo ha fatto illegalmente. Non è legale nemmeno pubblicare intercettazioni illegali mentre si sta discutendo anche in Italia sull'opportunità e sulle eventuali modalità di pubblicazione delle intercettazioni ordinate dalla magistratura ed effettuate dalla polizia giudiziaria.
Il Vaticano ha sottoscritto forse lo spazio giuridico europeo e collabora con l'Interpol, ma intende avvalersi di queste prerogative?
Non si capisce infine perché i due giornalisti siano apparsi in aula per farsi processare: se non riconoscono l'autorità del Vaticano, se ritengono di non aver commesso reati, se sono cittadini italiani, perché l'hanno fatto? A meno che, naturalmente, non vogliano farsi ulteriore pubblicità. Ma ne hanno bisogno?
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|