Più di un fattore rende Matrix un esempio cinematografico particolare, opera di confine tra lo stereotipo di certa fantascienza hollywoodiana "deviata" e l'indovinello intellettuale, fatto di citazioni in saldo e curiose zuppe filosofiche.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-11-2003]
Più di un fattore, e su livelli differenti, rende Matrix un esempio cinematografico particolare, opera di confine che si agita su un crinale pericoloso e che di primo acchito (ma per molti anche a un'analisi più profonda) si colloca tra lo stereotipo di certa fantascienza hollywoodiana "deviata" e l'indovinello intellettuale, fatto di citazioni in saldo e curiose zuppe filosofiche. Il fluido di connessione è quella sorta di millenarismo "digitale", vero messianesimo al silicio, che pervade e unifica i momenti più disparati della storia. A seconda del punto di focalizzazione prescelto, la stessa trama del film può essere letta sotto molteplici chiavi: è interessante notarlo, sondando il web nei siti che si occupano di Matrix a vario titolo e in varia misura, già a partire dalle differenti (in qualche caso addirtittura contrastanti!) sintesi della trama.
Entrando in Matrix - pillola rossa o pillola blu?
Ma se l'accento (critico) è posto ora su una più o meno pretesa aderenza ai canoni Cyberpunk, ora sull'aspetto mistico dei riferimenti filosofici e dell'ossessione numerologica o sugli effetti speciali, tutti identificano come tratto fondamentale il rapporto dell'uomo con la realtà. L'hacker Neo (di giorno Thomas Anderson, rispettabile programmatore) viene contattato dal misterioso Morpheus e dalla sua cricca perché, ritenuto l'eletto, è chiamato a partecipare ad un'autentica rivolta: Neo apprende che l'umanità vive in un regime di schiavitù, e la vita che lui conosce è solo una sofisticata ricostruzione virtuale di un mondo, e di un tempo, ormai perduto: lui si crede nel 1999? Ebbene, è almeno nel 2199 e il mondo intero è governato da un'intelligenza artificiale (I.A.) che ha costruito questa realtà immaginaria, chiamata la Matrice (the Matrix), in cui gli esseri umani "vivono" una propria falsa e incosciente esistenza giornaliera.
In sostanza un medioevo post-moderno e cyber in cui Matrix costituisce la "droga", l'artificio quotidiano inoculato negli esseri umani, incapsulati in una sorta di coma indotto, il cui unico sognare (indotto anch'esso) è la vita terrestre come noi la conosciamo. Tutta l'esistenza dello stesso Neo è stata una specie di allucinazione regolata da un sistema informatico superiore: Matrix appunto, il cui ordine interno è garantito dagli "agenti", sorta di programmi di controllo attivi nella simulazione stessa sotto forma di occhialuti ufficiali in borghese.
Ma un estremo avanposto autenticamente umano è costituito da Zion, città prossima al centro della Terra, e nei ribelli che vi abitano (e che quindi non sognano-vivono Matrix) è posta l'ultima speranza.
Si configura quindi una possibilità di liberazione per la razza umana soppiantata dalle macchine, che ovviamente passa dall'autocoscienza della propria condizione, e innanzitutto dalla vittoria sullo stesso campo virtuale di Matrix. Infatti Neo, chè è del tutto dentro la simulazione di Matrix quando viene contattato, deve vivere un'autentica iniziazione, e scoprire i segreti del programma cui solo pochissimi, naturalmente, hanno accesso. La prima battaglia (cioè questo primo film della trilogia) si combatte infatti proprio all'interno di Matrix stessa: in sostanza solo ottenendo un contro-dominio sui codici e sul sistema di realtà virtuale creato dalle macchine tiranne, Neo potrà aiutare Morpheus, Trinity e compagnia a segnare un primo passo verso la libertà.
Dimensione ludica "metafilmica" - Tra gioco e mito post-moderno
Matrix può essere definito un prodotto atipico, e la sua fortuna deriva anche da questa connotazione, dalle innumerevoli contaminazioni da cui il film prende forma: temi e stilemi tratti da generi cinematografici tradizionalmente lontani sono abilmente armonizzati dai fratelli Wachowski. Ne sono state fatte analisi tematiche sotto il segno del post-modernismo e suoi derivati, a partire dalle varie citazioni in merito sparse nel film (nelle scene iniziali vediamo Neo usare, da buon hacker, il libro Simulacri e Simulazioni di Jean Baudrillard - tra i testi cardine del Post-modernismo - come nascondiglio per i suoi dischetti proibiti). Più in generale l'impianto filosofico di Matrix deve senz'altro qualcosa al pensiero post-moderno, e al cyberpunk che per certi versi può esserne considerato un'estrema emanazione.
Un'altra chiave di accesso al cuore pensante del film, alla sua costituzione interna, è riscontrabile negli studi di Christopher Vogler sulle strutture mitiche usate nella sceneggiatura cinematografica. Del resto se presi singolarmente, parecchi aspetti di Matrix non costituiscono certo svolte epocali: in buona parte il tema potrebbe odorare di facile orwellismo futuristico (ma fonte essenziale sono i racconti di Philip. K. Dick), e d'altro canto qualche nodo narrativo presenta ambiguità difficili da decifrare.
Eppure Matrix è un film ben calibrato, riesce ad inverare come fenomeno di costume e cult movie di successo nuclei provenienti da ambiti cinematografici solitamente ristretti: dialoga abilmente con i vari generi che incorpora e soprattutto sa coniugare con efficacia la spettacolarità tecnica degli straordinari effetti speciali con una buona coerenza interna e un soggetto non privo di spessore. I conigli magici tirati fuori da cilindri virtuali non producono soltanto Terminator.
In particolare può essere utile evidenziare la fitta dimensione ludica che, lungo tutto il corso della pellicola, funge proprio da raccordo tra gli elementi narrativi, e che è forse la strada più agevole da seguire per navigare lucidamente tra le due anime del film: da un lato la riflessione sulla/dalla/dentro la tecnologia, dall'altro un particolare spiritualismo che - come vedremo in seguito - coniuga gnosticismo, riferimenti evangelici e buddhismo. Ma anche numerologia, antiche profezie e scorci di ideologia anarchica.
Quest'obliquo misticismo cyberpunk pone continuamente Neo dinanzi a bizzarri indovinelli, lo costringe a porre tutto in discussione ma nel contempo gli lascia delle tracce, e le lascia anche allo spettatore. Neo non è il protagonista solo in quanto eroe ennesimo che ci salva dall'ennesima catastrofe: egli cammina dentro stadi e stati di coscienza, e lo spettatore può determinare quale focalizzare e come parteciparvi.
La storia è frenetica e disseminata di bonus e trabocchetti, false piste e suggerimenti oracolari: la rapidità del ritmo vive soprattutto a livello concettuale. Una velocità strettamente connessa al flusso di informazioni e alla difficoltà di orientamento e ricostruzione della verità: lo spettatore-giocatore è costretto a perdersi nel labirinto/spirale/ videogame di un mondo sconosciuto, non meno dell'eroe. Ed è il gioco del resto, con la sua dimensione a sé stante, la realtà (!) più prossima a quel falso sogno lucido che Matrix costituisce. L'unico campo dunque, per Neo e Morpheus, ove lottare il nemico con le sue stesse armi, ma anche il segno di un cammino verso una coscienza sfaccettata.
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